Ogni Baita deve avere fuori dalla porta una panca.
A ridosso del muro in pietra, con la schiena riparata, c’è la panca di legno. Che sosta all’esterno godendo del sole, del vento e della pioggia. Un legno duro che vive ed invecchia anche dopo essere stato un albero. Nelle sue venature c’è la storia della sua vita precedente. A volte chi si cura di lei non sa come valorizzarla o semplicemente come mantenere la sua anima in vita. Venici plasticose trasformano il legno in oggetti finti, quasi da città; ma qui siamo in montagna, e fra poco arriverà la prima neve, non si può lasciare il legno senza vita e senza protezione.
Per questo lavoro ho scelto di valorizzare le venature a fuoco. Si, avete capito bene, usando un bunsen a gas ho dipinto le venature rendendole più scure.
La preparazione è stata fatta prima con la levigatrice a nastro: detta in gergo trattore, perché la carta è come un cingolo che ruota su due ruote. Poi a mano con una carta più fina, infine con il fuoco.
La base era diventata perfetta, molto attraente, senza fronzoli, senza sostanze chimiche. Per far durare il legno bisogna farlo respirare, bisogna nutrirlo, proteggerlo; ma in modo naturale. Quindi ho scelto l’olio paglierino, un olio semi permeabile che penetra nel legno, funge da antitarlo, lo riempie in modo da renderlo vivo nel colore e impermeabile all’acqua. Così il legno può continuare a maturare naturalmente nel suo invecchiamento.
Una panca fuori dalla Baita è essenziale, per riposarsi, guardare a valle, osservare le stelle, riempire una pipa con il tabacco. E’ un ottimo appoggio per la spesa, per tutte quelle cose che non devono toccare terra come lo zaino da trekking.
Può diventare un invito, una coccola per chi salendo la montagna ha bisogno di riprendere fiato, è quasi un messaggio: siediti, riposati: guarda che meraviglia.