Quando si prepara un trasloco per raggiungere una Baita a 1000 metri di quota, non è un semplice trasloco, diventa una spedizione. Non basta organizzare gli scatoloni o la jeep per salire, bisogna dare delle priorità a quello che deve salire e anche gli ingombri. Ma sopratutto: chi ci potrà aiutare.
Dopo aver svuotato la casa di Arcore, e mancavano ancora alcune cose; il mio box ad Arcore, senza la spider, adesso era pieno fino al soffitto di oggetti e scatole che rappresentano tutto il viaggio della mia vita, le case in cui ho vissuto, gli oggetti che ho deciso di tenere, e tanto materiale per il lavoro.
Ogni scatola chiusa, ben chiusa, deve avere scritto sopra cosa contiene, poi serve una lista generale. I pacchi vanno posizionati per peso, in modo da non schiacciare le cose fragili. La disposizione deve essere fatta in modo che siano i primi ad essere presi e messi sul furgone del trasloco.
I mobili sono stati i primi ad essere caricati, prima su un carrello, poi in ascensore, infine lungo tutto il corsello dei box, circa un chilometro a piedi, infine sul furgone.
Ho deciso di portare con me: il divano letto country, la cucina a legna della Splendid, il tavolo con le panche in legno della Pircher, la mia chais longue in teak (da restaurare)e il pianoforte a muro Yamaha. Questi oggetti mi stanno seguendo dal 2000, quindi hanno 24 anni. Poi tutto il resto: quadri, lampade, attrezzature da cucina, vasi, e tanto altro materiale.
Scrivo… Quindi non poteva mancare la mia biblioteca personale composta da circa 2800 volumi. Occupano un sacco di spazio e vi garantisco che pesano una ciffra.
Questo è il box di Anna e Paolo, di solito è riempito dal pickup di Paolo, ma con grande generosità mi hanno offerto di usarlo come appoggio. Dopo aver spostato ogni oggetto siamo saliti e ho offerto il pranzo a questi baldi uomini. Erano rimasti un po’ spaventati perché la strada per arrivare fino qui si restringe e quindi pensavano di incastrarsi.
Ne è valsa la pena, hanno potuto degustare taglieri di formaggi e salumi e le torte fatte in casa, una prelibatezza, non solo per noi, ma per chiunque venga a Valzurio alla Baita Valle Azzurra.
Il giorno dopo ho conosciuto Cristian, una montagna di uomo che cavalca un piccolo ma potentissimo trattore. Una forza disumana che è riuscito con due soli carichi a svuotare il box.
Una volta fatto, l’ingresso della baita, la sala, e la cucina avevano scatoloni impilati a tre o quattro, un vero casino. Adesso iniziava la fase di riordino, cosa non semplice per il peso, gli spazi e la mia gamba che purtroppo mi da qualche problema.
Ho dovuto sacrificare temporaneamente una stanza, perché dovevo creare un piccolo magazzino in modo da dividere le cose da usare subito e invece i capi invernali, i documenti e le cose non primarie; così da fare un po’ di ordine.
All’esterno spiccava l’angolo relax con tavolo e panche, e anche la mia sdraio da restaurare.
Per effetto del caldo di quest’anno che a sentire i vicini è una cosa eccezionale, dalle sette del mattino alle sei di sera, frazione di tempo in cui il sole splende a picco, era impossibile rimanere seduti fuori, quindi ho dovuto progettare una soluzione lowcost ma per farlo dovevo trovare una segheria o falegnameria che potesse vendermi il legname necessario.
Alla fine ho optato per fare una cosa minimal ma con un design da lounge space, ho creato due pali trattati con legno paglierino rosso, così al sole si scuriranno, e ho posizionato due lanterne e due fissaggi in testa con il moschettone. Non voglio uscire dall’immagine così naturale che ha questo luogo. All’inizio pensavo di realizzare un gazebo in legno autoportante, ma sarebbe stato troppo coprente, troppo pesante, avrebbe tolto l’eleganza del luogo, così ho pensato ad una vela che risultasse quasi una linea orizzontale. Grazie a santa Amazon ah ah, ho fatto arrivare al più vicino loker la vela e poi l’ho montata. Ah, un attimo, prima ho deciso le misure, in modo da definire l’altezza dei portanti e la loro distanza, infine l’effetto finale è quello che segue.
Direi non male, impermeabile, anti UV, rinfrescante, volante, del colore giusto per integrarsi con tutto il resto. Alla fine grazie a questa soluzione sono riuscito ad utilizzare gli spazi esterni e con l’antenna di Starlink e il mio prtatile il lavoro è fluito alla grande.
Alla fine la mia Chaise Longue Vittoria, una sdraio da barca, uno di quegli oggetti vintage eterni che adornavano i ponti delle vecchie navi in legno da crociera, pesante e massiccia ma con il legno in teak eterno è stata restaurata dalle mie mani e il risultato è questo.